Prefazione al mio secondo libro: Pensieri minimi e massime, Photocity, 2012

Questa breve raccolta di pensieri non ha, come spesso accade in opere compilative di aforismi, un intento filosofico, o sociologico o satirico. Non è un trattato organico: la sua brevità e la sua insistenza su pochi temi le danno più l’aspetto di una serie di annotazioni spontanee, del tutto casuale ed estemporanea. Il tono è austero, lontano dall’ironia, dal gusto per il paradosso, dal compiacimento per il calembour.

Gli enunciati sono sentenziosi e lapidari, eppure spesso pervasi da una mitezza d’animo, da una fede, da un candore, che in qualche modo ne temperano il taglio perentorio e apodittico.

Gli argomenti “filosofici”trattati, tanto speculativi quanto etici, ossia felicità e dolore, amore e morte, funzione consolatoria e edificante dell’arte, senso del tempo, rispetto umano e percezione del trascendente, sono chiaramente informati e illuminati da una formazione cristiana.

Il tema centrale della raccolta è però la poesia di cui l’autore cerca di definire l’essenza, indagandone, con acuto intuito e sincero trasporto, le segrete forze generatrici, le caratteristiche, lo sviluppo, le finalità, individuando nel compiersi del processo comunicativo il suo più autentico senso.

Ben quarantotto aforismi sul totale di ottantotto trattano specificatamente di poesia, ora con note brevi e folgoranti, ora con riflessioni più ampie e articolate.

In certi passaggi, parlando di poesia, Marcuccio fa della poesia.
Il tono da enunciativo diviene lirico come negli aforismi quarantasette (“Il silenzio parla al poeta e il poeta osserva anche nel buio.”) e ottanta (“Il poeta è cultore di sogni e ne raccoglie pezzi di cielo.”) o anche nel quarantotto che inizia con una penetrante sequenza di aggettivi riferiti all’ispirazione “misteriosa, inconscia, fuggitiva e spiazzante” e che si chiude con un’autocitazione. Altrove (aforisma settantasei), secondo la concezione platonica, rivendica la natura divina, magica, della poesia e la funzione ancillare del poeta: “Siamo al servizio della poesia, la poesia non è al nostro servizio […]”. Che il poeta sia poi in qualche modo come un mago, un incantatore in grado di penetrare nella realtà reinventandone le forme viene teorizzato nell’aforisma ottantuno: “Scriviamo di una realtà come trasfigurata e, nel contempo, cerchiamo di porgere al lettore una speciale lente d’ingrandimento, che trasfiguri e ingrandisca allo stesso tempo”. Nondimeno nell’aforisma quarantuno rivendica alla poesia anche un ruolo ludico, che coinvolge necessariamente il poeta stesso e che si riaggancia al requisito della spontaneità, sovente reclamato come imprescindibile: “La poesia non è puro artificio, non è sterile costruzione ma piacere per gli occhi e per il cuore, qualcosa che ci meraviglia e ci colma
d’interesse, che ci spinge a ricercar nuovi lidi, dove far approdare questo nostro inquieto nocchiero che è il nostro cuore”.

Pensieri minimi e massime di Emanuele Marcuccio quindi, lungi dall’avere obiettivi trattatistici, si presenta piuttosto come opera a metà fra il manifesto della propria poetica e un diario interiore, costituendo un prezioso corollario alla sua produzione letteraria attraverso il quale è possibile entrare nell’animo e nella natura più riservata di questo scrittore emergente per conoscerne tanto gli aspetti umani quanto le motivazioni artistiche.

Luciano Domenighini   – Travagliato (BS), 23 marzo 2012

Libri Italiani
Brossura 47 Pagine
Edizione: 1
ISBN: 9788866822400
Editore: Photocity  Edizioni
Data di pubblicazione: Giugno, 2012

N. B. Tutti i lettori interessati potranno ordinarlo in libreria o direttamente sul sito della casa editrice, si fa prima.

http://ww2.photocity.it/Vetrina/DettaglioOpera.aspx?versione=18665&formato=8549&page=8r 

I luoghi della memoria

Una raccolta di racconti di Adriana PEDICINI

Si avvale sempre del supporto della memoria, intesa sia come laboratorio atto a catalogare i dati dell’esperienza, sia come fucina capace di ricreare, evocandone il senso, i momenti della vita trascorsa, significanti l’esperienza personale o aventi valore universale, realmente vissuti o semplicemente immaginati, elaborati dalla fantasia o appresi dai racconti dei vecchi. Essa ci aiuta a recuperare antiche emozioni, addolcite dal fluire del tempo e arricchite di più mature consapevolezze, permettendoci di riviverle con nuove sensazioni. Anche i racconti più attuali sono in qualche modo depositari di pregresse universali esperienze, laddove il vero protagonista è da una parte il dolore del distacco, la lacerazione degli affetti interrotti, le difficoltà proprie dell’esistenza umana, dall’altra la forte volontà di appassionarsi alla vita, superando tutti gli ostacoli in una potente e tenace voglia di determinare almeno in parte il proprio destino.

Veli di Maurizio J.Bruno

Come i primi due romanzi di Maurizio J. Bruno ( RALF ed EDEN ) anche VELI è un appassionante thriller tecnologico ambientato in Italia, e anche stavolta l’autore ha tirato fuori dalla sua penna una storia piena  di azione e colpi di scena, che trascina il lettore tra gli intrighi e le mascalzonate di una trama avvincente ma mai contorta, e che per questo si lascia leggere tutta d’un fiato. In quest’ultimo lavoro, però, a dare un tocco ancora più  affascinante al romanzo c’è anche una forte interazione col passato, ed in particolare con un personaggio misterioso e carismatico come Raimondo di Sangro, settimo Principe di Sansevero e ideatore della famosissima cappella omonima sita nel cuore di Napoli che, col suo Cristo Velato, è meta ogni anno di migliaia di visitatori da tutto il mondo. Di Sangro fu un personaggio misterioso e controverso e, con le sue pratiche esoteriche, fu assoluto dominatore delle scene nella capitale borbonica del Regno delle due Sicilie per tutto il diciottesimo secolo, tant’è che ancora oggi sono tantissimi i misteri e le leggende che circolano sul suo conto. Ed è proprio da uno di questi antichi enigmi irrisolti che prende vita la trama di questa coinvolgente avventura, che getta un godibile ponte tra le storie insolute di oltre due secoli fa e la tecnologia e le vicende socio-politiche dei nostri giorni.

Poiché sappiamo che a molti Lettori non piace sapere troppo sulle trame dei romanzi che si apprestano a leggere, specie di quelli che fanno del mistero e degli enigmi i propri punti di forza, in questa presentazione non diremo molto di più, ma chi vuol saperne di più su questo e sugli altri romanzi di MJB, potrà clickare sulle copertine che trova in questa pagina ed accedere ad una scheda dettagliata, dove sarà anche possibile sfogliare le prime pagine dei romanzi

la Gioconda – ovvero il ritratto di Monna Lisa

Parigi. Louvre. Ala Denon. Primo piano. Sala n° 6:

la Gioconda, ovvero il ritratto di Monna Lisa.

Forse c’è qualcosa oggi, o da qualche tempo a questa parte, che si muove sotterraneamente per corroderne l’immagine, per insidiarne il primato assoluto, per inabissarne anche l’identità artistica?

Nessuno può rispondere con certezza a questa domanda, certo è, però, che qualcosa manovra in questo senso. Tenteremo di capire, perché ancora la Gioconda ci interroga, benché lo faccia col suo eterno silenzio di oggetto che ci ostiniamo a chiamare ‘arte’, trascinando inevitabilmente con sé e il suo autore e il concetto di artista e di genio, e cinque secoli di storia, di storia dell’arte, di cultura con i suoi enigmi mai svelati e le sue avvincenti leggende.

Pippo Lombardo, Il Silenzio della Gioconda pagg. 208 – con-fine edizioni, 2012 – € 13,00

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